Cos’è la calma?

Spesso sento parlare di dover insegnare la calma ai cani durante i corsi di educazione oppure semplicemente durante la vita del cane. Ma si può veramente insegnare ad un cane ad essere calmo?

la definizione di calma del vocabolario treccani cita: “Tranquillità  dell’animo, stato di lucidità  mentale, controllo dei nervi.  Quindi per l’uomo vuol dire essere in uno stato d’animo che ci permetta di essere in grado di controllare il nostro stato mentale ed emotivo e poter agire in modo corretto. Potremmo dire che nei cani la calma sia una cosa simile e quindi quando si trovano in una situazione in cui riescono a controllare i loro stati emotivi, mentali e fisici per fare delle scelte corrette e non correre rischi di trovarsi in situazioni sbagliate o negative.

Durante la nostra vita nessuno ci insegna ad essere calmi, ci insegnano, tramite diverse strade a controllarci e vivere il più serenamente possibile. Fin da piccoli iniziamo a capire quali sono i comportamenti ed atteggiamenti migliori per arrivare al nostro scopo senza causare problemi ne a noi stessi ne ad altri. I cani sono simili, infatti durante le loro esperienze sia con le persone che con i loro simili imparano a gestire meglio le loro emozioni e il loro fisico. I cani utilizzano comportamenti diversi dai nostri durante la loro vita, quindi, anche la calma che poi non è una cosa fisica e visibile, ma si avvicina di più ad un sentimento non può essere direttamente insegnata.

La calma è una cosa individuale infatti ci sono persone che possono essere calme in una certa situazione mentre altri no, lo stesso nei cani. Per me è quindi sbagliato insegnare la calma chiedendo al cane determinati esercizi (guardarci, stare seduti) in diverse situazioni, se il cane non è in gradi per vari motivi di farlo.  Chiedere ad un cane di sedersi o di fare qualcosa in presenza di stimoli forti senza un percorso idoneo per me è costrizione.  Sarebbe quindi meglio dare ai proprietari e ai cani degli strumenti veri e propri per superare tutti i problemi che si possono riscontrare nella vita insieme. Tramite l’apprendimento per esempio si aumenta la capacità  di autocontrollo del cane che impara a gestire i propri stati emotivi e mentali. Aumentare le competenze del cane facendogli fare esperienze positive insieme possono migliorare molto la risposta nel cane durante la gestione quotidiana. Visto che lo stato di calma è impossibile da definire si può parlare di benessere, di capacità  di gestire le proprie emozioni ed il proprio fisico per stare meglio. Ma insegnare ad un cucciolo la calma mentre si gioca è per me una cosa difficile da definire e da chiedere. Se chiediamo ad un cane di sedersi, con del cibo o un gioco in mano, quando è agitato non lo stiamo calmando, ma lo stiamo distraendo dallo stimolo usando un’esca.

Facendo quindi un percorso di educazione facendo fare diverse esperienze al cane, introducendo lavori sull’apprendimento, il gioco, l’autocontrollo e molto altro facciamo si che sia il cane a decidere come muoversi per arrivare allo scopo dandogli dei veri e propri strumenti. Ma la calma non sarà  mai una cosa da insegnare direttamente in quanto ogni cane si comporta in modo diverso. Meglio parlare di benessere e eccitazione per valutare lo stato d’animo generale del cane in diverse situazioni e controllarlo dando a lui la scelta di come comportarsi.  Inserire dei momenti di relax è molto utile, fare delle pause durante le lezioni o le passeggiate serve per far capire al cane di rallentare e ragionare in modo da avere il controllo del proprio stato d’animo. Ma non cadete nell’errore di chiedere al cane di sedersi senza che sia realmente in grado di farlo.

I cani hanno comunque dei segnali calmanti che usano tra loro, e che può essere utile conoscere per sapere come sta il nostro amico in un dato momento. Bisogna stare attenti a guardare l’insieme dei comportamenti messi in atto e ricordarsi che ogni situazione e diversa. Per saperne di più consiglio la lettura del libro: Turid Rugass “l’intesa con il cane. i segnali calmanti”.

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Posted on: 1 Marzo 2017, by : Marta Treves
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