Month: marzo 2017

Perchè il mio cane tira?

Ogni volta che esci il tuo cane ti trascina via al guinzaglio, sembra voler scegliere lui dove andare senza ascoltarti?

Vorresti fare una rilassante passeggiata col tuo amico a quattro zampe ma non appena agganci il guinzaglio lui si trasforma in un trattore privo di ogni controllo?

Tralasciando il problema “non mi va che faccia ciò che vuole”, un cane da tiro può essere anche pericoloso, per se stesso e per gli altri. Vediamo dunque come sistemare questo problema.

Fin da cuccioli i cani hanno bisogno di fare esperienze ed esplorare il mondo che li circonda, evitiamo di bloccarli appena si spostano da noi e mettono giù il naso, lasciamoli andare. Piuttosto che trascinarli via usiamo qualcosa, tipo dei bocconi, per richiamare la loro attenzione. Abituiamoli da subito al richiamo e alterniamo momenti di libertà a momenti di camminata al guinzaglio in modo che si abituino subito alle due alternative.

Alcuni punti importanti:

Primo Principio fondamentale della Tiro – Dinamica: Tira perché glielo abbiamo concesso. Di certo non volontariamente, ma non correggere il suo comportamento errato, fa sì che lui trovi sempre più giusto farlo, per la gioia delle nostre braccia!

Se il cane tira per tutto il tragitto, potrebbe essere che lo portiamo sempre in quel posto e quindi lui si aspetta di fare il solito giro e sentire i soliti odori. Anche i cani si annoiano e soprattutto tendono a diventare ripetitivi se non vengono stimolati. Per chi vive in città può essere difficile, ma cambiamo strada spesso e cerchiamo di arricchire le passeggiate con delle novità. Un po’ come cambiare strada per andare in ufficio.

Secondo principio della Tiro-Dinamica: se serve allo scopo, tiro.

Da adulti è fondamentale intrattenere pubbliche relazioni e controllare il mondo circostante.

E che sia giovane o anziano, se è a disagio, se ha dolore oppure paura, il tirare può essere una via per fuggire.

 

Proviamo a mettere al cane sia un collare fisso che una pettorina (meglio ad H) e vediamo cosa tollera di più. Sarebbe meglio che lui si abituasse ad entrambe, ma magari ha una preferenza.

Alcuni consigli pratici:

  • Appena il cane tira fermiamoci e ripartiamo appena lui si calma e ci mostra un minimo di attenzione. Non camminiamo finché lui non tira, e appena ricomincia ci blocchiamo. Possiamo anche cambiare direzione spesso in modo che lui non prenda sempre l’iniziativa.
  • Se tira verso qualcosa, fermiamoci, aspettiamo e cambiamo tragitto per arrivarci in modo che il cane ci metta più tempo e ci arrivi con calma insieme a noi.
  • Non tradiamo la fiducia del cane per noi portandolo in posti pericolosi o dove il cane si sente a disagio.
  • Evitiamo di far incontrare cani al guinzaglio perché vengono a mancare importanti comportamenti di comunicazione tra cani.
  • Ricordiamoci sempre che ogni volta che noi tiriamo il cane farà lo stesso.
  • Permettiamogli di esplorare: a nessuno piace far le cose di fretta o vedersi portar via di mano il telefono mentre si sta navigando. Il mondo è un social network, il naso del cucciolo è il suo cellulare. Lasciamolo annusare, fermarsi, esplorare. Sarà molto più soddisfatto!
  • Distrazioni: se dobbiamo allontanarlo da un punto, usiamo dei premi per distrarlo e farlo venire da noi. Se lo trasciniamo, farà lo stesso con noi.
  • Passeggiamo con lui:non ignoriamolo, ma creiamo novità. Nuovi percorsi, nuove attività mentre siamo fuori. Combattiamo la noia!
  • Insegniamogli il richiamo:utile per permettere corse in libertà alternate a passeggiate al guinzaglio.
  • Non tradiamo la sua fiducia: evitiamo luoghi dove possa sentirsi a disagio e collari che facciano male.

 

Ed infine, ricordiamoci sempre che nessuno meglio di un maestro può aiutarci a comprendere ad educare il nostro amico.

Quindi, senza timore, mano al telefono e chiamiamo un educatore qualificato: con pochi esercizi saprà rendere speciali le nostre passeggiate!

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con l’associazione rescuebau. per informazioni www.rescuebau.it

io e angie al guinzaglio 2 io e angie al guinzaglio

Cos’è la calma?

Spesso sento parlare di dover insegnare la calma ai cani durante i corsi di educazione oppure semplicemente durante la vita del cane. Ma si può veramente insegnare ad un cane ad essere calmo?

la definizione di calma del vocabolario treccani cita: “Tranquillità  dell’animo, stato di lucidità  mentale, controllo dei nervi.  Quindi per l’uomo vuol dire essere in uno stato d’animo che ci permetta di essere in grado di controllare il nostro stato mentale ed emotivo e poter agire in modo corretto. Potremmo dire che nei cani la calma sia una cosa simile e quindi quando si trovano in una situazione in cui riescono a controllare i loro stati emotivi, mentali e fisici per fare delle scelte corrette e non correre rischi di trovarsi in situazioni sbagliate o negative.

Durante la nostra vita nessuno ci insegna ad essere calmi, ci insegnano, tramite diverse strade a controllarci e vivere il più serenamente possibile. Fin da piccoli iniziamo a capire quali sono i comportamenti ed atteggiamenti migliori per arrivare al nostro scopo senza causare problemi ne a noi stessi ne ad altri. I cani sono simili, infatti durante le loro esperienze sia con le persone che con i loro simili imparano a gestire meglio le loro emozioni e il loro fisico. I cani utilizzano comportamenti diversi dai nostri durante la loro vita, quindi, anche la calma che poi non è una cosa fisica e visibile, ma si avvicina di più ad un sentimento non può essere direttamente insegnata.

La calma è una cosa individuale infatti ci sono persone che possono essere calme in una certa situazione mentre altri no, lo stesso nei cani. Per me è quindi sbagliato insegnare la calma chiedendo al cane determinati esercizi (guardarci, stare seduti) in diverse situazioni, se il cane non è in gradi per vari motivi di farlo.  Chiedere ad un cane di sedersi o di fare qualcosa in presenza di stimoli forti senza un percorso idoneo per me è costrizione.  Sarebbe quindi meglio dare ai proprietari e ai cani degli strumenti veri e propri per superare tutti i problemi che si possono riscontrare nella vita insieme. Tramite l’apprendimento per esempio si aumenta la capacità  di autocontrollo del cane che impara a gestire i propri stati emotivi e mentali. Aumentare le competenze del cane facendogli fare esperienze positive insieme possono migliorare molto la risposta nel cane durante la gestione quotidiana. Visto che lo stato di calma è impossibile da definire si può parlare di benessere, di capacità  di gestire le proprie emozioni ed il proprio fisico per stare meglio. Ma insegnare ad un cucciolo la calma mentre si gioca è per me una cosa difficile da definire e da chiedere. Se chiediamo ad un cane di sedersi, con del cibo o un gioco in mano, quando è agitato non lo stiamo calmando, ma lo stiamo distraendo dallo stimolo usando un’esca.

Facendo quindi un percorso di educazione facendo fare diverse esperienze al cane, introducendo lavori sull’apprendimento, il gioco, l’autocontrollo e molto altro facciamo si che sia il cane a decidere come muoversi per arrivare allo scopo dandogli dei veri e propri strumenti. Ma la calma non sarà  mai una cosa da insegnare direttamente in quanto ogni cane si comporta in modo diverso. Meglio parlare di benessere e eccitazione per valutare lo stato d’animo generale del cane in diverse situazioni e controllarlo dando a lui la scelta di come comportarsi.  Inserire dei momenti di relax è molto utile, fare delle pause durante le lezioni o le passeggiate serve per far capire al cane di rallentare e ragionare in modo da avere il controllo del proprio stato d’animo. Ma non cadete nell’errore di chiedere al cane di sedersi senza che sia realmente in grado di farlo.

I cani hanno comunque dei segnali calmanti che usano tra loro, e che può essere utile conoscere per sapere come sta il nostro amico in un dato momento. Bisogna stare attenti a guardare l’insieme dei comportamenti messi in atto e ricordarsi che ogni situazione e diversa. Per saperne di più consiglio la lettura del libro: Turid Rugass “l’intesa con il cane. i segnali calmanti”.

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